lunedì, ottobre 9, 2017
Il settore del wellness richiede competenze sempre più specifiche per un “Bellessere” a trecentosessanta gradi
Cambia il trend che per molto tempo ha dipinto l’universo del wellness come un mondo statico e superficiale, relegato alla sola bellezza fisica e cura dell’aspetto estetico. Secondo le pubblicazioni 2017 dell’ANSA il turismo del benessere in Italia vale oltre 2 miliardi di euro all’anno, con incremento annuo medio di circa il 9%: non solo nuove strutture e acquisizione di materiali all’avanguardia, gli investitori italiani della bellezza puntano sempre di più sulla formazione e l’aggiornamento del personale, ora interdisciplinare. A descriverci questa realtà “dall’interno” è Miryam Mancin, beauty trainer di professione: «Nell’era in cui la rete pullula dei diktat di beauty & fashion blogger la domanda diventa sempre più consapevole ed esigente, così l’offerta risponde professionalizzando figure con competenze sempre più specifiche» spiega.
Beauty consultant, wellness manager e persino wellness cooking trainer: tra competenze pratiche e teoriche, le nuove professioni sono in grado di fornire prestazioni di alta gamma sia nella forma sia nel contenuto, fornendo assistenza e consulenze anche di carattere economico alle strutture.
Le spa, i centri estetici e gli impianti termali del Duemila si prendono cura dell’essere umano nella sua totale dimensione fisica e mentale, offrendo pacchetti di attività e trattamenti sempre più customizzati, la cui realizzazione richiede abilità precise. «Quella del benessere non è solo una questione meramente estetica, fisica e tangibile. Parliamo di un vero e proprio benessere, anzi “bellessere”, quando si irradia bellezza, grazie ad un delicato equilibrio tra esteriorità ed interiorità» continua Mancin. Anche lei è una delle neonate figure del wellness che non si limita ad occuparsi di make-up e massaggi profumati: il suo compito è concepire dei pacchetti-benessere a trecentosessanta gradi, personalizzati. Sotto il segno della multidisciplinarietà: «Dietisti, personal trainer e psicologi e altri professionisti affiancano il personale delle strutture wellness per coccolare al meglio la clientela grazie al networking. La figura del beauty trainer si occupa di ideare e coordinare la realizzazione di questo processo» conclude. Così se la cucina del wellness cooking trainer strizza l’occhio al biologico e al chilometro zero con una particolare attenzione alle intolleranze alimentari, qualcuno dovrà pure provvedere alla gestione dell’impianto. Entra dunque in gioco lo spa-manager figura che pianifica e programma le attività gestionali delle strutture atte ad erogare servizi di benessere. A lui si affianca il licensee manager, il “negoziatore” che si occupa di provvedere licenze, ricercare partners commerciali, stipulare contratti. Un mondo dalle terminologie altisonanti che richiede capacità tecniche e una formazione continua «senza tralasciare l’aspetto più umano, quello che ci spinge ogni giorno a prenderci cura delle persone, non solo del business» termina Mancin.
In conclusione, l’elemento della multidisciplinarità e della cultura a tuttotondo assume un’importanza ancora più rilevante se si riflette sulla labilità dei confini del turismo del benessere, che talvolta sconfinano nell’ambito sanitario. Si parla di stile di vita riabilitativo, terapia occupazionale, talassoterapia nonché programmi detox e nutrizionali: processi delicati che richiedono consulti medici approfonditi, per migliorare la riuscita dei programmi curativi. L’evoluzione wellness testimonia dunque un rinnovato approccio globale alla salute: plasma un nuovo concetto di salute che diventa un leisure e, viceversa, una tipologia di leisure orientata al mantenimento della salute, strizzando l’occhio all’estetica.
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